PERSONAGGI STORICI DI DOLO
Cesare MUSATTI
Dolo 1897 - Milano 1989
psicoanalista
Nato a Dolo in località Casello 12, trascorse l'infanzia e l'adolescenza a Venezia.
Iscrittosi alla facoltà di matematica all'Università di Padova, decise poi di intraprendere gli studi filosofici.
L'insorgere della guerra nel 1915 lo costrinse ad abbandonare anche tale facoltà. Riprenderà gli studi nel 1919.
Allievo e assistente di Vittorio Benussi, imparò la tecnica ipnotica. Dal 1927 succedette a Benussi nell'insegnamento all'Istituto di psicologia dell'Università di Padova.
Entrato in contatto con Edoardo Weiss, cominciò a far parte della Società psicoanalitica Italiana.
Fu purtoppo costretto ad abbandonare Padova quando nell'autunno del 1938 entrarono in vigore le leggi razziali: Cesare Musatti aveva, infatti, origini ebree.
Proseguì, quindi, la sua carriera accademica e lavorativa a Milano.
Le sue più importanti teorie rigiardano la Gestalt e la psicoanalisi che ha sempre cercato di trattare con sistematicità scientifica ma pur sempre collegandola alla realtà, grazie anche alle sue doti di osservatore acuto ed ironico.
Frantisek HRUSKA
Vienna 1819 - Dolo 1888
inventore
Nato a Vienna, trascorse l'infanzia e l'adolescenza in Boemia. Divenuto cadetto nella scuola militare, fu mandato a Vienna e successivamente a Milano.
Sposatosi nel 1850 con la figlia della contessa Schoenborn conosciuta a Trieste, proseguì la carriera militare, partecipando inoltre valorosamente ad imprese belliche.
Nel 1865 andò in pensione e si ritirò a Dolo in una grande fattoria.
Qui costruì un grande apiario a muro per 400 sciami e realizzò lo smielatore. Era, questa, una macchina centrifuga costituita da un recipiente cilindrico con all'interno una gabbia rotante nella quale si ponevano i favi da smielare e che, azionata manualmente, faceva fuoriuscire il miele. Questa invenzione e la sua grande passione per le api fecero sì che venisse chiamato a tenere dei corsi di apicoltura in varie località.
Il successivo trasferimento a Venezia e la vendita della casa a Dolo provocarono in Hruska delle difficoltà economiche e sociali.
Pur ignorando il luogo in cui è stato sepolto, dal 1936 è stata affissa sulla facciata del Comune di Dolo una lapide in pietra d'Istria in suo onore.
Giovan Battista VELLUTI
Corridonia (Macerata) 1780 - Sambruson di Dolo (Ve) 1861
sopranista
Sopravvisse fino ai primi dell'800 la tradizione degli "evirati cantori", che tanto sviluppo ebbe nel secolo precedente, quando sopranisti e contraltisti italiani conquistarono i palcoscenici di tutta Europa incantando per la bellezza e l'estensione della loro voce.
L'ultimo fra i grandi sopranisti fu senz'altro Giovan Battista Velluti, nato a Corridonia il 28 gennaio 1781, la cui fama vocale si sparse in tutta Europa e per il quale grandi musicisti scrissero partiture d'opera creando il personaggio per la sua voce.
Ci furono anni in cui pubblico e critica lo esaltarono in modo incredibile.
Decisa la sua sorte di cantore, fu mandato a studiare a Ravenna sotto la guida dell'abate Carpi. Per quanto già quindicenne si esibì in pubblico, il suo debutto avvenne nel 1800 a Forlì.
Nel 1803 fu nel cartellone del "San Carlo" di Napoli dove partecipò alla prima dell'"Astena e Tasso" di Pietro Carlo Guglielmi (il "Guglielmini") autore molto in voga in quel tempo, e nel "Piramo e Tisbe" di Andreozzi.
Ormai riconosciuto come sopranista di talento, ammirato per la limpidezza e l'estensione della sua voce, che gli permetteva di ricoprire vari ruoli anche come contraltista, dal 1805 al 1808 fu a Roma, ancora protagonista di una prima, il "Tiziano e Dacia" di Nicolini.
Alla fine della sua esperienza romana, debuttò finalmente alla Scala a fianco di due grandi voci del tempo, Cesarini e la Colbran.
Anche Gioachino Rossini rimase affascinato dalla voce del Velluti (lo definì "imperatore del dolcissimo canto"), e per lui scrisse il ruolo di Arsace nell'"Aureliano in Palmira", opera il cui debutto, avvenuto a Milano il 26 dicembre 1813, fu infelice.
La critica stroncò non la musica ma la qualità delle voci, dal momento che il tenore fu sostituito all'ultimo momento e che lo stesso Velluti incappò quella sera in una prestazione scadente. Ancora Rossini gli dedicò il ruolo di Alceo ne "Il vero omaggio".
Rossini non fu il solo a scrivere un'opera per il sopranista marchigiano.
Il grande Meyerbeer avendo avuto occasione di ascoltarlo, ne rimase talmente affascinato, da scrivere per lui "Il crociato in Egitto", che andò in scena per la prima volta a Venezia il 7 marzo 1824, e nel quale Velluti cantò ancora l'anno successivo al "King's Theatre" di Londra.
Nonostante il suo carattere abbastanza difficile, che lo portò spesso in contrasto con operisti e impresari (il Radiciotti racconta di successivi contrasti con Rossini), fu voce prediletta dai maggiori musicisti del tempo, da Paisiello a Cimarosa, da Morlacchi a Nicolini, e fu in cartellone nelle maggiori città: dopo Milano fu a Torino (1817-1821), poi ancora a Parma (1822), Venezia (1822-1824), dove tornò ancora dopo il 1826.
Fu chiamato anche a cantare, come abbiamo visto, in prestigiosi teatri d'Europa, ovunque acclamato. Ricevette i complimenti anche da Mendelssohn, che lo ascoltò nel suo secondo debutto londinese del 1829.
Sentendo la voce ormai in declino, Velluti si ritirò nella sua villa di Sambruson di Dolo, dove morì il 22 gennaio 1861.
Le spoglie si trovano nella chiesetta del cimitero di Sambruson.
fonte: archivio Biblioteca comunale di Dolo